CAPITOLO XXII LA NOTTE DEI LEMURI

Il vento sollevava brandelli di polvere e cenere, e Boruma sentiva ogni respiro pesante come un macigno. Cru avanzava davanti, il pelo rigido, le narici che percepivano odori che l’olfatto umano non avrebbe mai potuto distinguere. I bambini tremavano dietro di loro, piccoli corpi stretti l’uno all’altro, occhi spalancati e pieni di fiducia verso l’uomo che li aveva sempre protetti.

«Dobbiamo muoverci rapidamente,» sussurrò il fratello, la voce ferma e tagliente come un coltello. «Quegli uomini non sono qui per osservare. Sono cacciatori. Ogni nostro passo deve essere calcolato.»

Le figure nere si erano avvicinate di nuovo, silenziose come ombre tra le macerie. Boruma percepiva la tensione nell’aria: un singolo passo falso e l’intero gruppo sarebbe stato scoperto.

Cru ringhiò basso, facendo voltare la testa a un agente. Quell’attimo bastò: Boruma afferrò la mano dei bambini più piccoli, mentre il fratello indicava un passaggio tra due mura crollate, un vicolo stretto che portava verso un edificio parzialmente intatto. La polvere e i detriti rendevano il percorso instabile, ma era l’unica via.

Ogni passo era un equilibrio precario: pietre che rotolavano, travi instabili, vetri rotti. Boruma sentiva il battito accelerare, ma la mente era lucida. Doveva proteggere i bambini e mantenere il fratello al suo fianco, anche se ogni gesto di quest’ultimo era una sfida al suo giudizio.

«Non fermarti!» ordinò il fratello, trascinandolo verso un angolo nascosto dove le ombre li avrebbero coperti. «E ricorda: fidati solo dell’amore e della ragione. L’odio è ciò che vogliono che seguiamo.»

Gli agenti della casta avanzavano cauti, cercando di prevedere ogni mossa. Ma Boruma notò una falla: un corridoio coperto da macerie che dava sul retro di un vecchio edificio scolastico. Senza esitare, guidò i bambini attraverso il passaggio, Cru davanti a indicare la strada, ringhiando e mostrando i denti a chiunque si avvicinasse troppo.

Il fratello lo seguiva, muovendosi come un’ombra silenziosa, proteggendolo e controllando le uscite. Ogni tanto, Boruma percepiva uno sguardo diverso negli occhi del fratello: non c’era più il freddo calcolo, ma un lampo di preoccupazione autentica per i bambini e per Boruma stesso.

Arrivarono in un’aula semi-intatta. I bambini si accovacciarono dietro banchi rovesciati, respirando affannosamente. Boruma sentiva il cuore martellare nel petto, ma il fratello parlò, basso e urgente:

«Non possiamo restare qui a lungo. La casta invia sempre pattuglie più numerose, più rapide. Dobbiamo dividere il gruppo e usare percorsi che loro non conoscono.»

Boruma annuì. La scelta era difficile, ma chiara: dividevano il rischio per aumentare la possibilità di salvezza. Cru restò con lui, mentre il fratello prendeva in braccio i bambini più piccoli, muovendosi verso un’altra via d’uscita.

Un improvviso rumore metallico li fece sobbalzare. Gli agenti li avevano individuati, almeno in parte. In quel momento Boruma sentì una scintilla di terrore, ma anche la forza della consapevolezza: l’amore, il coraggio e la fedeltà erano le uniche armi che avevano contro chi governava con l’odio e la paura.

E così, tra macerie, fumo e lampi di luce notturna, la corsa continuava. Non era solo una fuga: era un messaggio silenzioso che si muoveva tra le ombre. La vera battaglia non era ancora cominciata, ma Boruma sapeva che il futuro, così fragile e incerto, poteva essere salvato solo attraverso la loro determinazione e la forza dell’amore che li guidava.

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6 risposte a “CAPITOLO XXII LA NOTTE DEI LEMURI”

  1. Avatar veerites

    Dear Pierbabato,
    Thank you for subscribing to my blog 🙏🙏🙏

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  2. Avatar veerites

    Dear Pierbarbato,
    Thanks ❤️

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    1. Avatar boruma1977
      1. Avatar veerites

        Dear Boruma,
        I am sorry for earlier ambiguous name

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  3. Avatar Linda Cerabolini
    Linda Cerabolini

    ciao sono Linda capelli bianchi quella dei pomodorini ma bravoooo poi leggo tutto . Congratulazioni

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    1. Avatar boruma1977

      Grazie mille, Cara.

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