Inno d’amore in terra ferita
Nel cuore arso di una terra antica,
dove l’alba si confonde col lamento,
una rosa è nata tra le spine
d’un vecchio cactus piegato dal tempo.
Lei — fiato di bellezza,
lui — sentinella del dolore.
Insieme, contro ogni logica,
custodiscono il mistero della resistenza.
Non parlano la lingua delle armi,
non hanno eserciti,
non gridano slogan.
Eppure esistono,
e nel loro abbraccio muto
sfidano il buio più ostinato.
Tra le macerie sacre di Gaza,
dove ogni pietra racconta un profeta,
e ogni bambino ha visto l’invisibile,
la rosa non muore.
Il cactus non cede.
Sono l’amore che non chiede spiegazioni,
la fede che non si piega alla logica del ferro,
la tenerezza che sboccia
dove nessuno la cerca più.
E in quell’unione impossibile
tra fragilità e resistenza,
tra il desiderio di pace
e la memoria del dolore,
c’è il grido sommesso
di chi ancora crede
che anche tra le bombe
si possa nascere,
amare,
resistere.

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