Il dolore ti fa crescere

La pioggia in certe occasioni non manca mai,cadeva a catinelle nel grigiore di un pomeriggio qualunque di un novembre dei primi anni ’90.Piazza Dante era avvolta da una foschia nordica che le luci artificiali dei lampioni valorizzavano ulteriormente, dal cemento della strada poi  si sprigionavano particelle metalliche che punzecchiavano le narici.Io aspettavo l’autobus che dopo un’intera giornata di scuola(la mia chiudeva alle 17:30) mi avrebbe riportato a casa.Solitamente mi rilassava quel tragitto di ritorno anche se ero schiavizzato dagli orari strampalati che venivano offerti dalla compagnia dei trasporti partenopei.Avevo sempre nel mio zaino un walkman,indossavo gli auricolari e incominciavo a pensare,pensare e pensare ancora…ancora oggi lo faccio.Eppure quel pomeriggio non avevo voglia nemmeno di ascoltare la musica:c’era qualcosa che mi turbava,un presentimento che mi rendeva nervoso.Mia mamma non stava affatto  bene:era malata di cancro,un’anima nera che ti attanaglia,trasforma tutto di te!Fortunatamente in alcuni casi qualcosa riesce a sopraffare questo compagno indesiderato dei tuoi ultimi istanti…la speranza di vivere!!!Mia madre c’era riuscita…malgrado le terapie riusciva a farmi sentire suo figlio,riusciva sempre ad avvolgermi nel suo grembo materno.

Negli ultimi mesi era peggiorata ma pensavo sempre che sarebbe stata in grado di uscire da quel periodo buio e forse sempre inaccettabile.La sera pregavo costantemente affinché lei guarisse,iniziavo con le preghiere cristiane e terminavo con un dialogo nel quale chiedevo appunto la guarigione di mamma.Ero quasi convinto che il miracolo avvenisse infatti consapevole di non avere tanta forza spirituale per starle vicino e cercare di alleviarle in maniera blanda qualche sofferenza mi comportavo il più delle volte in maniera più che superficiale credendo di poter recuperare in seguito.Se avessi saputo cosa sarebbe successo avrei cercato di essere più presente.Qualche ora in meno allo studio o alla tv e avrei potuto magari raccontarle di qualche mia giornata a scuola,qualche mio sogno adolescenziale o qualsiasi altra cazzata purché distrarla da quel male che la stava lentamente consumando calpestando senza pietà la sua dignità femminile.L’autobus era arrivato,la fermata era situata esattamente di fronte il palazzo della mia abitazione.Scesi  e subito mi si gelò il sangue,quell’odore metallico era diventato uno sgradevole sapore che si era diffuso istantaneamente alla gola e poi aveva raggiunto come un cazzotto lo stomaco.Sotto il palazzo erano state già adagiate corone e cuscini di fiori e da lontano riuscivo a distinguere chiaramente il bigliettino che si affigge ai portoni dei palazzi per annunciare un lutto.

Eh si la mia dolce mammina mi aveva lasciato e lo aveva fatto nel periodo più delicato della mia vita:chissà quest’evento che ripercussione avrebbe avuto sul mio futuro ma  non c’era tempo per fare della psicoanalisi da quattro soldi.Salivo le scale per raggiungere l’uscio di casa e una serie di sentimenti ad uno ad uno si appollaiava sulle mie spalle:dolore,rabbia,frustrazione,smarrimento,una cesta zeppa di risentimenti…stati d’animo che alla mia età avevo forse appena sfiorato ed ora mi avvolgevano e mi punzecchiavano ripetutamente  elargendo  quella innata consapevolezza che qualcosa era cambiato in me.Era terminato quel periodo felice,la spensieratezza era una palla di neve che non potevo più agitare ma accantonare su qualche mensola tra i miei ricordi a lasciar che prendesse polvere.Un’energia diversa  dunque era entrata prepotentemente in me,avrei capito successivamente di cosa in realtà si trattasse.Intano ero arrivato,la porta di casa era spalancata ed all’interno una schiera di parenti ed amici la riempivano fino a farla quasi scoppiare.Tra volti affranti  ricoperti di lacrime mi feci largo,vidi i miei fratelli più piccoli in lacrime e mi mancò il respiro.Io ero stato il più fortunato,il figlio che aveva trascorso più tempo con lei:colui che aveva avuto modo di capire i perché ed i per come di quanto fosse splendida.Del resto tutte quelle persone erano venute solo per lei,per omaggiarla di un ultimo saluto confermando che una persona semplice con poco può diventare immensa.Mi fu chiesto se volevo avvicinarmi al suo capezzale per lasciarmi andare in un ultimo saluto,un ultimo bacio ma rifiutai categoricamente.Io volevo ricordarla viva!!!Volevo ricordare la mia mamma sorridente come lo era sempre stata,stracolma di quella carica vitale,educazione e sensibilità che in un certo qual modo erano state anche mie.Quel corpo minuto che racchiudeva un eccezionale istinto materno lo volevo immaginare nella mia mente sempre in continuo movimento e non fermo e gelido in un letto domestico.Dopo quella mia risposta cinica e fredda mi accinsi a raggiungere l’uscita:i parenti mi abbracciavano ed io sentivo il loro imbarazzo nel dover accettare un confronto così crudo. In quel momento avevo solo voglia di allontanarmi senza lasciarmi andare in pianti,volevo meditare su tutto questo e cercare di domare tutta la rabbia che avevo dentro.Scesi le scale e mi rifugiai nell’appartamento  dei miei nonni materni che era situata qualche piano al di sotto della nostra.Quel luogo era a me più familiare ma quella sera che poi diventò notte non seppe confezionare in me tranquillità anzi trascorsi l’intera notte in bianco a riflettere:molti interrogativi uno dietro l’altro gremivano la mia mente.Solo una certezza risiedeva in me:gli insegnamenti di quella donna che avevo tanto amato dovevano essere trasmessi a tutti coloro che conoscevo e avrei in futuro conosciuto.La sua bontà e la sua carica vitale facevano parte dell’eredità più preziosa che lei senza saperlo mi aveva lasciato.Il suo spontaneo sorriso doveva continuare a vivere. Mentre con i miei pensieri la raccomandavo al Misericordioso affinché la custodisse per poterla rivedere un giorno,vicino o lontano che fosse mi promettevo contemporaneamente di non tradire i suoi preziosi insegnamenti.

Queen-Who want to live forever

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